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I lavori di Piazza D’armi a norma e nel rispetto dei luoghi? Assemblea chiarificatrice all’Urban center

Siracusa- La pala meccanica e i ponteggi del cantiere, “visivamente” impattanti e stridenti con il paesaggio circostante e il magnifico e silenzioso prospetto del Castello Maniace, avevano fatto gridare, anche a mezzo stampa, al “sacrilegio urbanistico” .

Il centro-destra, radunatosi in trincea dopo la sconfitta al ballottaggio, aveva organizzato un sit-in per prevenirlo, chiedendo lumi sull’iter autorizzativo e le varianti progettuali, qualora ve ne fossero state di significative e approvate all’ultimo momento, per conoscere in tempo il futuro non solo estetico, ma soprattutto di fruizione, dell’area demaniale di grande pregio architettonico quale è e vuole rimanere Piazza D’Armi.
Uno spazio che, dopo regolare bando, il Demanio ha affidato ad un privato che lo sta adeguando anche all’offerta culturale che dovrà proporre, contemporaneamente riqualificandolo.
Le critiche più accese, come spesso accade via social, erano state indirizzate all’attuale sindaco, in qualità anche di ex vicesindaco ed assessore al centro storico della precedente amministrazione comunale, durante il cui mandato era stato perfezionato l’iter che ha dato l’avvio ai lavori da parte del privato vincitore del bando, ottenute naturalmente le autorizzazioni necessarie, da parte dei vari uffici e enti coinvolti , tra cui Genio civile e Soprintendenza.
E proprio il sindaco, assumendo anche la veste di moderatore, questa mattina, all’Urban center, ha condotto il dibattito durante l’assemblea pubblica alla quale hanno partecipato quasi tutti gli attori coinvolti, dal Comune alla Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Siracusa, ad eccezione dei rappresentanti del Demanio e degli amministratori dell’impresa che sta investendo, per conto della quale hanno però dato spiegazioni tecniche i progettisti.
In platea tanta gente comune, ma pure i supporters fidati del primo cittadino e anche esponenti dell’opposizione, almeno di una parte attiva e fuori incarico del centro-destra, che non rinuncia a fare sentire la propria presenza.
A prendere per primi la parola sono stati i due progettisti, che hanno più volte ribadito la loro intenzione di volere rispettare la” sacralità” del luogo, prevedendo azioni per nulla invasive, puntando su strutture removibili, che seguono comunque una filosofia architettonica di valorizzazione dell’identità culturale della città, traendo spunto in alcuni tratti dalla leggenda degli specchi ustori di Archimede, decorando con tanto verde e piante aromatiche, dedicando un’area ai bambini e realizzando una “caffetteria”.
Su quest’ultima si è acceso di curiosità il confronto. Tante le domande, infatti,  fatte proprio sull’annunciato “chiosco” e sui servizi che attorno ad esso saranno realizzati.
Sulla tipologia della struttura che lo caratterizzerà  ha tranquillizzato Fulvia Greco, responsabile dell’Unità operativa di Base, sezione per i beni architettonici storico-artistici della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Siracusa, che ha anche assicurato che la supervisione sarà a livelli di attenzione altissimi e in caso di interventi fuori norma o diversi da quelli preventivati la pena sarà la risoluzione della concessione demaniale. L’unico bagno attiguo al chiosco sarà quello in uso al personale, da lì la certezza che il luogo non sarà utilizzato come ristorante né come discoteca, per esercitare le cui attività ci vogliono ben altre autorizzazioni.
In merito agli scavi, in realtà in un primo momento sembrava stupita la stessa rappresentante della Soprintendenza quando la gente presente le ha chiesto spiegazioni sulla presenza di un mezzo di lavoro filmato in azione dentro lo spazio, ha chiarito il progettista Stancanelli. L’ingegnere, infatti, ha spiegato che sono stati fatti scavi di soli 20-30 cm per creare le tracce per passare i cavi dell’impianto di illuminazione. Sempre il progettista ha precisato che la stessa struttura poggia su una pedana, a sua volta adagiata su due membrane e che quindi, una volta scaduta la concessione, potrebbe essere rimossa con semplicità, senza creare alcun danno alla base che la ospita.
Fin qui tutto chiarito, nonostante le incalzanti e oculate domande tecniche rivolte dal pubblico, in particolare da una donna che parlava con cognizione di causa e che  ha chiesto conto e soddisfazione su diversi aspetti.
Sulla programmazione culturale, essendo assenti gli imprenditori, che magari più in là convocheranno una conferenza stampa, poco o meglio quasi niente si è riusciti a sapere. Una proposta lanciata dalla cittadinanza, per essere recepita, è stata quella di organizzare un cinema all’aperto, che in Ortigia manca dai tempi della chiusura, mai seguita da una riapertura, del cine-teatro Verga di via Mergulensi.
Il sindaco, Francesco Italia, ha comunque, più volte, voluto rassicurare che Piazza d’Armi sarà uno spazio aperto al pubblico e che a pagamento potranno essere solo gli eventi e gli spettacoli organizzati dal privato avente diritto.
Poi anche l’opposizione non ha rinunciato a fare delle domande. Maria Concetta Storaci, dal fronte di Forza Italia, con toni pacati,  in un garbato confronto diretto con il sindaco, ha provato ad avere dal suo interlocutore qualche anticipazione sul futuro della “Spiaggetta Maniace”, che qualche seguace di Cassandra vedeva già trasformata in un micro-lido attrezzato d’élite, sempre affidato a privati investitori/ speculatori.

Ipotesi, congetture, voci di popolo, fughe di fake-news, a cui con coerenza il sindaco non ha potuto né confermare né smentire, non essendo lui il soggetto competente bensì sempre il Demanio. Demanio al quale, però, si è impegnato a chiedere in merito qualche informazione in più.
Sempre la Storaci ha, con sottile provocazione, rimarcato la sua visione di pubblica fruizione, che coincide con manifestazioni come il fortunato “Cinema in piazza” della Borgata, dove il “Puttativi a seggi” equivale a “gratis”, che in poche parole  coinciderebbe con quello che la gente si aspetta  in uno spazio di tutti.

Una signora anziana del pubblico ha continuato, girandoci attorno con le parole per apparire meno incisiva, sottolineando  come forse l’inserimento della caffetteria all’interno dell’area monumentale potrebbe  un tantino pregiudicare gli esercizi esterni, che attualmente offrono servizi di rinfresco e bagni accessibili ai clienti.
L’intervento più critico, ma eloquente e informato, è stato senza dubbio quello di Roberto De Benedictis, ingegnere che ben conosce il piano particolareggiato di Ortigia e la disciplina di tutela dei beni monumentali, che ha sollevato una serie di interessanti quesiti, forte della sua esperienza ma anche di sentenze che costituiscono il precedente, che potrebbero, forse,  vanificare di botto tutti gli sforzi fatti dai relatori per rendere “digeribile” il contenuto del bando e le varie autorizzazioni.

Al momento i lavori continuano e, come qualcuno ha suggerito di fare, attendiamo che vengano completati, prima di processare le intenzioni, piuttosto che valutare i risultati, che potrebbero anche positivamente sorprendere.

Mascia Quadarella

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Giornalista