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Le ferite di Akradina, reportage del degrado

Siracusa – Akradina appare, oggi più che in passato, un quartiere ferito, dimenticato, sebbene tra i più popolari e popolosi di Siracusa, e  rivendica da una punta all’altra della sua estensione, riqualificazione,, decoro , rispetto per i suoi abitanti.  In quest’area a Nord della città si estendono la maggior parte dei complessi di edilizia popolare del capoluogo, i cui palazzoni, eccetto quelli di via Italia 103 di recente ristrutturati, almeno all’esterno, appaiono sventrati, pregni di infiltrazioni d’acqua che gocciola dalle tubature logore, dagli intonachi e calcinacci “ribelli” pronti a cadere sulla testa dei residenti e passanti.  La situazione delle strade, come nel resto della città d’altronde, è pietosa. Grossi crateri si aprono sull’asfalto e spesso a caderci sono anziani che inciampano, perdendo l’equilibrio e  i ciclisti, tra cui i tanti bambini che giocano in strada. Per non parlare delle “aree a verde”, lotti di “giungla” selvaggia , adibite a discariche a cielo aperte, dove trovano dimora fissa famiglie di topi e insetti, che in estate minacciano la tranquillità dei residenti . A guidarci dentro il degrado è Ciccio Vaccaro, vicepresidente della Circoscrizione.

 

 

 

 

Partiamo subito da via Giuseppe Rizza, dai palazzoni coi prospetti cadenti, dalle case umide per le infiltrazioni che non vengono mai sanate, ma poche volte tamponate dall’istituto che dovrebbe assicurare almeno la manutenzione ordinaria, se non straordinaria degli alloggi. ” Io sono tra gli inquilini- spiega un assegnatario degli alloggi- che non si rende moroso con il canone d’affitto, e desidererei vivere in un luogo salubre e sicuro, come spetta a ogni individuo di diritto. A nulla valgono le segnalazioni, fanno qualche lavoretto arrangiato e poi i problemi di ripresentano”.

 

Ci spostiamo in via Giuseppe Maria Danieli , qui spesso vengono conferiti rifiuti d’ogni genere ai margini dei cassonetti, posti all’ingresso dei condomini di cooperative di recente costruzione. “Il fenomeno – spiega Ciccio Vaccaro- doveva essere arginato anche dall’uso delle telecamere di pubblica sorveglianza, che però in zona non sono mai state attivate”.”Altro problema- spiega, il vicepresidente del quartiere- è quello di vie di fuga inadeguate in questa zona. Ci sarebbe solo da collegare questa via con via Sturzo, creando una striscia d’asfalto nella campagna che le collega.

 

Ci spostiamo di qualche metro e le case di via Cannizzo, presentano se in minore entità, problemi strutturali. Anche da qui ormai il distacco di intonaci dai balconi è molto frequente. Anche qui , segnalazioni dei cittadini andate a vuoto. Nemmeno le reti di protezione vengono apposte, per evitare che qualcuno si faccia male, specie dopo  i temporali di questi giorni che favoriscono gli scrostamenti delle mura esterne.

 

 

Di fronte  a questo complesso popolare che si affaccia su via Salvatore Monteforte, dovrebbe esserci un’oasi a verde, che fa angolo con via Giuseppe Conigliaro. Anche qui rifiuti di ogni genere, alberi dai rami non potati che si spezzano cadendo sulla testa delle gente, che ovviamente non vi si addentra, e nei pressi dei cassonetti mobilia abbandonata senza criterio.

 

Da via Conigliaro e per tutta via Monteforte il percorso è “vergognosamente ” ad ostacoli. Non si tratta più della bucherella, ma di voragini pericolose e di rigature sul manto stradale che causano diversi incidenti e brutte cadute specie di anziani che vivono in zona. Manca la segnaletica orizzontale, le zebre ormai sbiadite lasciano spazio ai solchi e la gente evita di attraversare sul passaggio obbligato perché teme di farsi male, rischiando di farsi investire. In caso di pioggia poi le buche si allagano e i commercianti della zona per rendere praticabile il tragitto, in assenza anche di marciapiedi, sono costretti ad allontanare l’acqua con le scope.

 

 

 

 

 

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Giornalista