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Un altro angelo è volato via, finito sull’asfalto siracusano. Non ce l’ha fatta il 16 enne vittima dell’incidente di via Cannizzo

Siracusa – Un altro angelo è volato in cielo. Non ce l’ha fatta il  sedicenne vittima di uno schianto pauroso, avvenuto nel primo pomeriggio di ieri mentre percorreva, in sella ad uno scooter, quel maledetto curvone tra le palazzine popolari di via Cannizzo. Sebbene ancora la  dinamica  dell’incidente sia al vaglio della Polizia Municipale, la gravità dell’impatto  e le terribili conseguenze che ha determinato sono state subito evidenti : le moto coinvolte distrutte, accartocciate sull’asfalto, i pezzi di lamiera  e plastica sparsi sulla carreggiata, il trasporto in ospedale dei feriti , le lacrime di chi ha  assistito a scene terrificanti consumate nel giro di pochi istanti, fatali.

Un altro cuore, quello di un “bambino”, purtroppo, ha smesso di battere:  per un assurdo incrocio di coincidenze, forse colpe o pura e ingiusta fatalità. A nulla sono valsi i disperati tentativi di strappare Renzo alla morte, inclusi i diversi interventi chirurgici a cui è stato sottoposto dopo la tragedia, che ha cancellato i suoi sogni e quel sorriso contagioso e furbo che risalta negli scatti che postava su Facebook.

La città, come in questi tristi casi accade, si è  stretta subito  in un abbraccio di solidarietà attorno al ragazzo e ai suoi familiari,accorrendo in massa a fare le donazioni di sangue richieste dal centro trasfusionale dell’Ospedale Umberto I e dall’Avis comunale di Siracusa.

Le cure, le preghiere e il sostegno di tutti, però, non hanno evitato l’epilogo più triste e inspiegabile.

Renzo,  la cui voglia di “spaccare il mondo” tipica degli adolescenti  vibrava sul suo diario social,  in un post dello scorso 6 febbraio mutuava una  frase, che oggi più che mai fa riflettere:  ” La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro”.

Il suo respiro si è fermato e con il suo quello dei suoi genitori che non potranno più tenerlo stretto a sé, condividere con lui le sue speranze. le varie fasi della crescita. Non c’è più e la città tutta lo piange come un figlio, morto prematuramente.

(foto di Corrado Nastasi)

Mascia Quadarella

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Giornalista