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A 50 anni, oggi e domani Avola ricorda i “tristi fatti” del 1968

Avola- Era il 2 dicembre del 1968 quando, a causa di un’ondata di scioperi organizzati dai braccianti di Avola e provincia, i lavoratori agricoli bloccarono la SS 115. La Polizia ordinò ai manifestanti di liberare la strada e al rifiuto scoppiò una rivolta. Due i morti, 48 i feriti di cui cinque in modo grave. Anche da lì scattarono alcune rivolte studentesche e operaie sfociate nelle settimane successive in tutta Italia nell’ambito dei movimenti di massa del ’68.

A 50 anni dai Fatti di Avola, l’amministrazione comunale della città a sud del Siracusano continua con gli eventi per ricordare uno degli eventi più drammatici del secolo scorso. Lo farà oggi e domani con il patrocinio del Ministero del Lavoro, la Regione Siciliana, Cgil, Cisl e Uil. Marcello Sorgi, editorialista de La Stampa, dal palco del teatro Garibaldi di Avola dove ha partecipato all’incontro “A sud del ‘68” ha chiesto di riaprire i fascicoli di polizia del 2 dicembre per conoscere le responsabilità di quanto accaduto ad Avola”, raccogliendo l’appello di giustizia arrivato dalla figlia di Giuseppe Scibilia, morto insieme con Angelo Sigona durante la protesta dei braccianti.

Oggi alle 9 al cineteatro Odeon, intanto, ci sarà l’incontro con gli studenti con la proiezione del documentario e la premiazione dei vincitori del concorso “I fatti di Avola” con gli interventi del sindaco Luca Cannata e dei segretari nazionali Flai Cgil Sara Palazzoli, Fai Cisl Onofrio Rota e il segretario provinciale Uil Stefano Munafò. Alle 18 alla sala Frateantonio la presentazione della raccolta “Nel cinquantenario dei Fatti di Avola” a cura dell’associazione “Gli Avolesi nel mondo”.

Domani, domenica 2 dicembre, sempre alla sala Frateantonio dalle 8,30 alle 14,30 annullo filatelico delle cartoline stampate in occasione del 50mo anniversario e alle 9 deposizione della corona di alloro al monumento in contrada Chiusa di Carlo in memoria di Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia.

Alle 10,30 al teatro Garibaldi tavola rotonda con il sindaco Cannata, il deputato regionale Rossana Cannata e gli interventi del presidente della Regione Nello Musumeci, dei segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil Michele Pagliaro, Mimmo Milazzo e Claudio Barone, dei segretari generali nazionali Flai Cgil e Fai Cisl Ivana Galli e Onofrio Rota e del segretario provinciale Uil Munafò.

“Una settimana ricca di eventi da condividere con tutti nell’anniversario dei 50 anni dai fatti di Avola – le parole del sindaco Luca Cannata – per riportare alla luce fatti che hanno dato input a momenti importanti di crescita nel rapporto con il lavoro a livello nazionale”. Il sindaco ci tiene a ricordare Giacomo Brodolini, sindacalista socialista che fu Ministro del lavoro e della previdenza sociale e che legò il suo nome alla riforma del 1969 operando sulla previdenza sociale e sull’abolizione delle cosiddette “gabbie salariali” e diede un impulso determinante per la codificazione della materia del lavoro. Brodolini richiese infatti l’istituzione di una commissione nazionale per la redazione di una bozza di statuto con un comitato tecnico di spessore.

“Domenica al teatro Garibaldi affronteremo il tema del diritto dei lavoratori – ancora il primo cittadino – A distanza di 50 anni dobbiamo riflettere su ciò che è stato fatto e ciò che deve ancora essere fatto per garantire la dignità dei lavoratori. Uno dei temi più dibattuti di questi giorni riguarda il reddito di cittadinanza, ma una riflessione che porteremo alla tavola rotonda sarà quello dei working poor, che riguarda i lavoratori con un basso livello di reddito e si trovano nella soglia di povertà che non gli garantiscono sopravvivenza e dignità”.

E Cannata ci tiene a citare pure il presidente della Repubblica Sandro Pertini, nel messaggio di fine anno del 1981, per presentare la due giorni di eventi: “Io credo nel popolo italiano. È un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei propri cari. Non chiede quindi il Paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo”.

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Giornalista