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Caso Formosa, giudice rigetta 4° richiesta di patteggiamento, Santo Salerno va a processo

Siracusa- Santo Salerno, accusato dell’omicidio stradale di Renzo Formosa, andrà a processo. Rigettata, questa mattina, dal giudice Liberio Mazziotta, che si era preso del tempo per analizzare il fascicolo del caso prima di esprimersi, la 4°richiesta di patteggiamento presentata dalla difesa, che prevedeva 3 anni e 6 mesi di reclusione.

Il giudice, nel maturare la sua decisione, ha tenuto conto delle colpe di cui l’accusato si sarebbe macchiato, mettendosi alla guida il giorno dell’incidente in via Cannizzo: era al volante di un’automobile senza copertura assicurativa, che aveva utilizzato nonostante il divieto del padre; l’aveva lanciata ad una velocità superiore a quella consentita in centro abitato, circa 70 Km/h, non tenendo conto dell’orario di intenso traffico e delle condizioni non ottimali di due pneumatici dello stesso veicolo, usurati.

Nell’aula della sezione penale, al secondo livello del Tribunale di Siracusa, vicini alla mamma di Renzo, Lucia Difranco, che da 28 mesi rivendica giustizia, c’erano il padre Giulio e il fratello Danilo, oltre ai parenti più stretti, ma soprattutto una cerchia di amici del ragazzo defunto e tantissime mamme e papà siracusani e non solo, che hanno voluto manifestare con la presenza fisica la loro solidarietà alla famiglia.

Tante persone e altrettanta compostezza nell’attendere la decisione del giudice, che ha dettagliato la sua decisione, salutata con un flebile applauso, esploso poi in un abbraccio collettivo ai genitori, fuori dall’aula.

La tensione, allora, si è trasformata in lacrime. Stavolta, però, lacrime di speranza hanno solcato i volti provati di mamma Lucia e papà Giulio, affiancati da un instancabile e propositivo Gianluca Caruso, loro legale di fiducia.

“Nessun genitore- dicono con il figlio minore accanto- dovrà subire il dolore e la “non vita” a cui ci ha condannati la condotta scellerata di chi ha ucciso nostro figlio”.

“Si apre una nuova pagina di questa nostra tragedia- dice Lucia- che stempera la rabbia, tra le braccia di perfetti sconosciuti, che trasferendosi dalle bacheche dei social al Palazzo di giustizia aretuseo hanno deciso di esprimerle affetto, non solo a parole.

” La giustizia deve far scontare la giusta pena – conclude affaticata- a chi ha la responsabilità della morte del mio bambino, che era assetato di vita. Noi il nostro ergastolo lo stiamo scontando da 28 mesi e io non smetterò mai di subire questo strazio, per una perdita tanto assurda”.

Mascia Quadarella

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Giornalista