
Priolo Gargallo- Alcuni imprenditori priolesi, costituitisi in società, prevalentemente a conduzione familiare, sarebbero rimasti purtroppo imbrigliati nella rete, stavolta davvero intricata, della burocrazia: caratterizzata da vincoli che si susseguono, si accavallano e paralizzano, come nel caso specifico, le imprese.
Per gli effetti collaterali di queste leggi” fai e disfai”, infatti, i proprietari di un centro sportivo della frazione di San Focà, nel comune industriale a nord del siracusano, si sono visti annientare la validità di alcune concessioni edilizie, che erano state loro rilasciate nel 2005 , proprio dal Comune, come di competenza, per avviare i lavori ed ora si ritrovano con impianti di fatto inutilizzabili.
Ad impedire adeguamenti strutturali, potenziamenti, modifiche e quindi l’attività o la possibilità di poterla cedere in gestione o in vendita, ci sarebbero le limitazioni dell’ area in cui il centro sorge che è stata riconosciuta, a posteriori, Sin, sito di interesse nazionale caratterizzato da alta contaminazione ambientale; ma anche la sua vicinanza ad un sito archeologico (istituito nel 1959), e alla distanza ravvicinata, fuori parametri consentiti, a un traliccio.
Condizioni ostative, che comunque, non hanno impedito di inserire la zona nel Prg, poi revisionato, come Fs, cosicché i terreni venduti ed acquistati erano garantiti da tale formale destinazione che li avvalorava, tanto che i proprietari danneggiati ora chiedono un risarcimento al Comune, che in un primo momento pare, secondo il racconto di Salvatore Di Cara, tra i soci del Centro sportivo, aveva mostrato interesse ad acquisire l’immobile nel proprio patrimoni.
Tale compravendita, però, sarebbe sfumata, forse per un disaccordo sul prezzo di mercato del bene, che si aggirerebbe intorno ai 5 milioni di euro.
Se la loro ricostruzione dei fatti raccontata, e alcuni incarti mostratici sembrano suffragarla, è corrispondente alla realtà, a pagare per il momento, rimettendoci e indebitandosi, sono stati solo questi imprenditori, che per ottenere giustizia e individuare eventuali responsabilità, tra gli enti coinvolti, si sono rivolti anche alla Procura della Repubblica, che ha avviato le indagini del caso.
Stando a Salvatore Di Cara, eletto portavoce del gruppo: ” la Magistratura ha dimostrato grande sensibilità, anche perché abbiamo esposto al procuratore i problemi che stiamo attraversando: praticamente indebitati fino al collo con le banche e per far fronte alle spese, siamo costretti a tamponare con gli aiuti dei genitori. E’ assurdo, siamo bloccati. Non possiamo fare i lavori per rilanciare il centro e nemmeno quelli necessari a venderlo”.
Una matassa ingarbugliata che col tempo qualcuno sarà chiamato a sbrogliare, nel frattempo gli imprenditori sono ridotti sul lastrico e oltre al danno subirebbero la beffa di ricevere puntualmente pure le richieste di versare tasse a riscossione comunale, che però non sarebbero più in grado di pagare.
Mascia Quadarella