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“Pinocchio ai tempi di WhatsApp”, la fatina Daniela Lucangeli incanta il pubblico dell’Urban center

Siracusa- Pinocchio, il burattino che voleva diventare bambino, ai tempi di Whatsapp… e dei Mangiafuoco digitali, ribalta la sua storica posizione di personaggio “negativo” e diviene emblema del bambino “libero”. “Disubbidiente, fanfarone, ma vivo!”, sottolinea sul palcoscenico Daniela Lucangeli, pro-rettore dell’Unipd e docente di Psicologia, che indossa, con finalità pedagogiche, le vesti della Fata Turchina e infligge uno schiaffo morale a quei genitori “moderni” che confondono le regole con le imposizioni e privazioni, ma che sempre più spesso dimostrano di essere pronti ad abdicare dal loro ruolo, che dovrebbe essere a tempo indeterminato, per soddisfare il loro di Fanciullino, perpetuo e insaziabile, che deraglia i giusti interventi educativi.

Ed è così che il “dio ego”, in nome di cui oggi si agisce, purtroppo, genera distacchi e solitudini, “brutti” e “amari” più delle menzogne che Pinocchio raccontava per soddisfare i suoi desideri.

Il Pinocchio, concepito da Ernesto Burgio, esperto di Epigenetica, in scena come Geppetto, rimanendo fuori dagli schemi, anche dovendo affrontare dure prove, si immunizza dagli schermi, di telefonini, tablet e pc. Dispositivi tentatori, a cui molti cedono ed in eccesso, che rendono tutti uguali, schiavi senza catene, ma in balia dei pixel e con l’ansia della fine dei giga, tremendamente apatici, incapaci di spiccare il volo, d’inseguire ambizioni personali.

La rete da opportunità si trasforma in dipendenza: avvinghia, cattura e catapulta grandi e piccini, soprattutto questi ultimi, acerbi e indifesi, incapaci di distinguere il bene dal male, in un microcosmo virtuale, una sorta di buco nero, in cui si vaga a vuoto e i sogni si barattano con i like. Approvazioni fittizie che diventano termometro di popolarità e corroboranti o destrutturanti dell’autostima.

Il mondo iper-digitalizzato, che omologa i comportamenti, porta molti giovani addirittura a rinunciare ad una vita vera, reale, fatta anche di sbagli e pentimenti come quella, movimentata e avventurosa, del Pinocchio di Collodi.

Il Pinocchio contemporaneo, frutto dell’analisi scientifica, oltre che delle abilità letterarie e di sceneggiatura di Burgio, è testimone di questi tristi tempi per la creatività, le strette di mano ed i discorsi a quattr’occhi.

Ieri, tra un balletto e l’altro (coreagrafati da Ivan Bottaro), i confronti con gli Anonymus, le esclamazioni ironiche di Luca Vullo, che lo ha magistralmente interpretato, il burattino, più famoso di tutti i tempi, ha invitato gli spettatori dell’Urban center, in occasione della sua “prima”- organizzata in tempi record, ma con cura dei dettagli dal dottor Gilistro e dal suo staff ( pardon cast!)- a non rinunciare ai sogni, a non consentire che i bambini si trasformino in burattini, perché a quel punto lì nemmeno la Fata turchina potrà intercedere…E non esiste sedativo al dolore, al senso di vuoto, di chi sopravvive con disincanto. Servizio di Mascia Quadarella

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