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Il Comune di Avola esce dall’ombra del commissariamento per mafia. Cannata:”Giornata luminosa per la città”

Avola – “È una bellissima giornata per la città di Avola”. Sono le parole del primo cittadino, Luca Cannata, che  festeggia quella che è la giornata più luminosa e significativa per Avola. È arrivata, infatti, la notizia attesa da settimane e la città si sveglia dall’incubo del “commissariamento per mafia”. Dai risultati delle indagini prefettizie è emerso che non c’è nessuna infiltrazione mafiosa e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha, di fatto, messo la parola fine una volta per tutte alla vicenda con un decreto pubblicato ieri.

“Vorrei ricordarlo come il decreto del bene – aggiunge Cannata – che, finalmente, rende giustizia all’operato di questa amministrazione. Abbiamo lavorato in questi 8 anni per la crescita della città, dal piano di riequilibrio finanziario, sotto l’occhio attento della Corte dei Conti, fino alle opere pubbliche e allo sviluppo turistico. Tutto nel pieno rispetto delle regole e lottando, da sempre, contro la criminalità organizzata. Sono stato coinvolto in un paradosso incredibile che, finalmente, si è risolto, perché proprio io, sono stato minacciato più volte da esponenti mafiosi”.

È un fiume in piena, Cannata, che ha adesso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Si chiude una pagina bruttissima che ha provocato un rallentamento nel mio operato e  nel funzionamento dei vari uffici e, dunque, anche dei servizi alla città. Ciò nonostante, abbiamo continuato, con un enorme sforzo da parte di tutti, il nostro percorso. Abbiamo esternato sin da subito, con forza e con coraggio, le nostre perplessità relative all’insediamento della commissione di indagine. I fatti oggi dimostrano, ancora una volta, la massima trasparenza con cui abbiamo sempre operato, affermando il principio basilare secondo cui la politica deve essere capace di governare, di dare risposte ai cittadini, rispettando le regole e le leggi, facendo sentire, ove occorra,  le ragioni della correttezza del proprio operato per il bene comune”


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