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100 ristoratori siracusani scrivono a Conte. “A certe condizioni non possiamo riaprire”

Siracusa- E’ iniziato il countdown per la Fase 2, che dovrebbe traghettare il Paese verso una graduale ripresa della “normalità”, sebbene l’emergenza sanitaria del Coronavirus sia ancora in corso e a lungo dovremo convivere con la minaccia del contagio, Tra le categorie più “scettiche” o meglio più perplesse sulla potenziale efficacia delle misure prospettate dal Governo nazionale per la ripartenza economica figurano, sicuramente quelle dei ristoratori e degli esercenti pubblici, maggiormente penalizzate dalla contingenza sanitaria.

Questi ultimi, infatti, sono chiamati ad uno sforzo riorganizzativo delle proprie attività, che rischia di diventare anti-economico. Da qui tutte le perplessitè. Le “zone d’ombra” dei ventilati provvedimenti sono state messe, così, in luce da 100 imprenditori della ristorazione e titolari di bar del Siracusano, che hanno fatto fronte comune, firmando un documento, al sapore di protesta-proposta…Una sorta di “piatto unico” condiviso in cui sono state servite le rimostranze della categoria, senza dimenticare di condirle con idee e speranze.

“Signori del governo – esordiscono i 100 sottoscrittori- ora basta! Smettetela di giocare con la nostra pelle. 

La dovete smettere di far trapelare informazioni sulla nostra categoria, su improbabili ipotesi di apertura con plexiglas, mascherine e tavoli a 2 metri,  che hanno il solo scopo di confondere ancora di più le nostre giornate, che stanno andando avanti senza un vostro aiuto.  Basta girarci intorno, perché se ci atteniamo a quello che si sta dicendo in questi giorni, è chiaro che voi di ristorazione non capite nulla. Come si può chiedere di distanziare i tavoli a 2 metri ?I nostri tavoli per noi sono la fonte del reddito.Se ci obbligate a riaprire e portare  un’attività da 30 a 10 tavoli capite che il modello di business su cui si basa l’impresa non c’è più, crolla ?Lo capite o no che parlare di apertura a queste condizioni significa la catastrofe per noi ristoratori ? Lo capite o no che dietro ad una attività ristorativa non c’è solo la partita iva , il titolare, ma ci sono anche i dipendenti, i fornitori, i tecnici che fanno manutenzione… un esercito di persone che se porti i tavoli da 30 a 10 non ha senso più di esistere ?

Lo capite che io pago un tot di kwt di corrente perché devo essere pronto a rispondere ad una offerta di 30 tavoli ?

Lo capite che io ho personale ingaggiato per soddisfare la copertura di 30 tavoli ?Se le soluzione per riaprire al pubblico sono quelle finora trapelate, ribadiamo il concetto: noi rimaniamo chiusi.  Non siamo una fabbrica. Il nostro lavoro è basato sul piacere, sulla socialità. 

A queste condizioni non possiamo aprire. Queste non sono le condizioni per fare ristorazione. Non abbiamo ancora ricevuto i 600 euro di marzoI dipendenti non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione di marzo e siamo a fine aprile. E noi dovremmo riaprire, con il nostro modello di business dimezzato e con un economia che è al collasso, ma con lo stessa tassazione di prima ?No grazie”. 

E i ristoratori poi continuano, rivolgendosi al Premier Conte

“Caro Conte , prima che tu decida la data e la modalità di come riaprire il mio ristorante, hai mai parlato con un proprietario di un semplice di una multinazionale di telecomunicazioni. Non serve a niente e la sua opinione non può far testo per noi.

Confrontati con noi ristoratori. Confrontati con le nostre associazioni di categoria, che ti hanno lanciato un appello.  Qui c’è gente che vuole lavorare. Ma per lavorare ci devono essere le giuste condizioni. Già erano difficili prima le condizioni che lo Stato ci poneva davanti per fare impresa., figurati ora che a tasse e restrizioni si aggiunge l’emergenza di una pandemia mondiale. No caro Conte. Non possiamo riaprire alle condizioni che sentiamo dire in questi giorni. 

Vuoi che riapriamo ? Vuoi che ci prendiamo il nostro rischio imprenditoriale ? Ripartiamo dalle cose semplici. Qui c’è gente che non è solo “di protesta” ma anche di “proposta”. 

A quanto ammonta la tassazione sulla piccola e media impresa ? Al 60/65%. 

Vuoi che riapriamo ? Perfetto. Abbiamo bisogno di farci dei conti per il costo del personale, per l’Iva, per Irap, per l’Irpef, per l’Imu, per la Tari, per la Tasi, per il suolo pubblico. Non ce la facevamo prima caro Conte e non ce la faremo se apriremo fra 15 giorni nella stessa Italia fiscale di prima. Non vogliamo prestiti, nè600 euro, se è questa la cifra che ti pare degna del nostro lavoro e della nostra professionalità.

Vogliamo fare il nostro lavoro. Vogliamo farlo nelle condizioni dignitose svolgerlo: economiche e sociali. Oppure non apriamo. Non paghiamo nessuna tassa. Noi fino ad oggi, abbiamo sempre mantenuto le nostre responsabilità. Adesso tocca a voi agire, per non dichiarare il fallimento di una intera nazione. La soluzione è semplice. Vuoi che tutti apriamo e che nessuno sia in grado di pagare, oppure vuoi che apriamo e che tutti paghino il “giusto” ?Confrontati con noi ristoratori. Confrontati con le nostre associazioni di categoria. 

Firmato cento ristoratori e proprietari di Bar di buona parte dei Comuni della Provincia di Siracusa (che non si elencano per ragioni di spazio).

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Giornalista