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“La Traviata” conquista il pubblico del Teatro greco di Siracusa

Siracusa- L’amore che sfida il pregiudizio, valica le convenzioni, perdona e si sacrifica, rimanendo fedele ad una promessa, fino alla morte, nonostante il tradimento della società ipocrita che, non solo allora, ma anche oggi a distanza di qualche secolo, confina ai margini e condanna, ”con presunzione di superiorità”, in nome del falso perbenismo, una donna, per aver fatto e subito scelte sbagliate, e alla quale viene negato il riscatto della dignità offertole, invece, dall’amato, calpestandone i sentimenti, annullandole i sogni, indebolendola più della tisi, trascinandola dai marciapiedi dell’esistenza alla tomba.

La storia contrastata di Violetta e Alfredo, che rende sempre attuale “La Traviata”, è stata proposta, anche nel Linguaggio dei segni per i non udenti, sabato scorso, sull’antico palco del Teatro greco, inaugurando l’unica serata siracusana dell’edizione 2023 del Festival dei Teatri di Pietra, messa in forse ad inizio stagione.

Purismo nell’osservanza del testo originario del libretto verdiano, essenzialità nella scenografia, rispettosa del suggestivo scenario naturale del Colle Temenite,  “discreta” e “trasparente”, come le sedute utilizzate, unico accenno alla contemporaneità, voluto  da  Salvo Dolce, eccelso regista della mise en espace.

Magistrale e trascinante l’interpretazione del soprano italo Francese Chrystelle Di Marco, che ha vestito i panni della sfortunata Violetta Valery. Al suo fianco a cantare il suo amore e la disperazione il Tenore siciliano Giulio Pelligra, in scena Alfredo.

Applauditissimo dal pubblico, a più riprese, il baritono Mario Cassi, che col suo timbro caldo è riuscito a riscaldare il freddo e odioso ruolo di Germond.

Protagonisti indiscussi i musicisti del Coro Lirico Siciliano e dell’Orchestra filarmonica della Calabria, diretti da Filippo Arlia.

Una nota sensuale, che ha interrotto la cupezza del melodramma, conferendo brio all’atto in cui è stata inserita, la performance del Balletto originale Flamenco di Murcia, diretto da Matilde Rubio.

A incassare assieme agli artisti selezionati l’ovazione del pubblico il maestro Francesco Costa.

È stata la sua straordinaria intuizione a rendere la lirica prêt-à-porter in Sicilia, facendo sì che l’isola non rinunciasse a questa tradizione culturale, che andrebbe ancora di più incentivata e non limitata, favorendo un processo di rieducazione all’ascolto consapevole e “multisensoriale”, come quello imposto dall’opera.

 “Penso che quella di stasera- ha affermato, alla prima di sabato scorso Costa– sia stata la recita più partecipata e applaudita in cinque anni di Festival dal pubblico. Il pubblico così caloroso ci ha ripagato di tutti i nostri sforzi per ottenere quest’anno questa unica data. Quindi, la gente ha risposto e mi sento di dare appuntamento al prossimo anno con la VI edizione del nostro Festival. Se quest’anno abbiamo “partorito” un figlio unico- conclude annunciando Costa, con la sua elegante ilarità, l’anno prossimo mi sento che avremo un trigemellare”.

Mascia Quadarella

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Giornalista