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Mercoledì 27 i Cobas Scuola scendono in piazza per una didattica sicura ed in presenza

Siracusa- ” La scuola, come la sanità, nel nostro Paese, ha bisogno di un investimento straordinario: no ai tagli, no alle classi pollaio, no alla didattica a distanza e alla riduzione del personale”. Sono questi, in sintesi, alcuni dei punti della proposta formulata dai Cobas Scuola, che anche in Sicilia, mercoledì 27 maggio alle ore 11.00, protesteranno (osservando le prescrizioni sui dispositivi di sicurezza e rispettando le norme del distanziamento sociale) davanti alle sedi degli Uffici scolastici territoriali (ex provveditorati agli Studi) di Siracusa, Catania e Palermo.

Le richieste degli addetti ai lavori sono chiare e vengono sintetizzate nel documento che riportiamo integralmente.

“Da diverso tempo la ministra Azzolina pubblicamente si dice disposta ad eliminare le “classi pollaio”. Nell’attuale contesto emergenziale la situazione assume connotati ulteriormente preoccupanti, derivanti dalla necessità ineliminabile di quel “distanziamento”, che è considerato l’unico presupposto per impedire il diffondersi del contagio da Coronavirus.

Chiunque conosca le nostre scuole dovrebbe sapere che, nel migliore dei casi, l’ampiezza delle aule – per i nuovi edifici e per attività normali – è parametrata sullo standard massimo di 1,96mq per alunno/a (d.m. Lavori Pubblici del 18/12/1975) e per classi che erano al massimo di 25 alunni/e.

Sciaguratamente, abbiamo assistito, nel tempo, a un costante incremento del numero di alunni/e per classe, che oggi potrebbero arrivare fino a 31 (d.i. sugli organici per l’a.s. 2019/2020) mentre, ovviamente, le aule non sono state ampliate.

Ebbene, di fronte a questa situazione cosa ci sarebbe da fare? Se ci fosse un minimo di coerenza tra ciò che si dice e quel che si fa, non dovrebbe essere difficile capirlo: diminuire il numero di alunni/e per classe e reperire ulteriore personale e spazi per svolgere la didattica in presenza.

Invece, le scuole stanno ricevendo in questi giorni la comunicazione dagli Ambiti Territoriali (gli ex Provveditorato) avente per oggetto: definizione organico di diritto a.s. 2020/21 – allineamento dati alunni e classi, che nel linguaggio ministeriale significa: visto che non sono previste ripetenze avrete un numero di classi inferiore a quello che era stato previsto nella fase precedente alla pandemia.

Infatti, recitano queste comunicazioni: “tenuto conto che, in virtù del Decreto Legge n. 22 dell’8 aprile 2020, non sono previste ripetenze.[…] È altresì necessario che le SS.LL. modifichino il numero di classi da autorizzare per l’a.s. 2020-2021 in relazione alla consistenza numerica relativa agli alunni come rideterminata”.

E visto che la formazione delle classi avrebbe dovuto anche tenere conto della “serie storica dei tassi di non ammissione alla classe successiva” (art. 16, comma 1, lett. c. del d.P.R. n. 81/2009) risulta evidente che potranno saltare molte prime classi della scuola secondaria di I e II grado.

Quindi, invece di consentire la ripartenza della didattica in presenza a settembre con aule meno affollate, il Ministero preferisce approfittare dell’occasione per ridurre classi e organici e, nel frattempo, carica su docenti e ATA tutte le difficoltà legate al recupero delle attività che in quest’anno scolastico non si sono potute svolgere per effetto dell’attuale sospensione.

Piuttosto che pensare soltanto a finanziare DaD e attrezzature digitali, costringendo docenti e famiglie a supplire a quanto il Ministero non fa, è necessario: ridurre il numero di alunni/e per classe, incrementare l’organico docente e ATA, avviare interventi urgenti di edilizia scolastica , sia per ristrutturare l’esistente sia per reperire nuovi spazi”.

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Giornalista