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Carcere sì, ma a condizioni dignitose. L’appello di un detenuto siracusano ad Agrigento

Siracusa/Agrigento- “Si dice che non si conosce veramente una nazione finché non si sia stati nelle sue galere. Una nazione dovrebbe essere giudicata da come tratta non i cittadini più prestigiosi ma i cittadini più umili”.
A sostenerlo fu Nelson Mandela, di cui mutuiamo il pensiero, ancora troppo attuale anche in questa Italia del XXI secolo, per introdurvi una lettera, ricevuta dalla nostra redazione di Oranews.net, nel pieno delle festività natalizie, manoscritta da un detenuto siracusano, A.C, recluso nella Sezione preventiva di Alta Sicurezza della casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento, in contrada Petrusa.

A.C premette: “Penso che sia giusto scontare la pena se si è riconosciuti colpevoli di reato”, per poi analizzare, dettagliandole, le condizioni “poco rispettose della dignità umana” in cui, insieme a centinaia di altre persone ristrette nello stesso istituto, riflesso di tanti altri nel nostro Paese, sarebbe costretto a scontare il suo debito con la giustizia.

Nella missiva, che assume i toni e le finalità di un appello alle istituzioni, e soprattutto a quella parte della “politica” che promette, specie di fronte alle proteste pubbliche, ma non mantiene interventi migliorativi, non si parla di certo di “comfort negati”, ma di disservizi che andrebbero in direzione opposta, distante, da quello che è l’orientamento europeo in materia di tutela dei diritti umani durante la detenzione.

L’elenco dei problemi è vasto e lo riassume lo stesso giovane nel suo lungo sfogo.

“Assenza di acqua calda in cella; mancanza di riscaldamenti; sovraffollamento di 2 o anche 3 detenuti in celle realizzate per ospitare una sola persona; infiltrazioni d’acqua dai tetti, che si verificherebbero nonostante i piuttosto recenti lavori di ristrutturazione; carenza di educatori e psicologi, figure importanti di riferimento di chi vive in detenzione; area sanitaria inadeguata; finestre con problemi di chiusura e con spifferi; saletta destinata alla socializzazione tra i detenuti, utilizzata pure come: locale di spartizione della spesa, scuola, cucina didattica, chiesa, oratorio, palestra, tra l’altro sarebbe priva di un bagno; sale colloqui privi di riscaldamento e maleodoranti, anche in questi locali presenti infiltrazioni d’acqua. Wc privi di infissi o di aeratori funzionanti. Assenza di bidet o docce nelle celle; assenza di aree verdi o locali attrezzati di aree ludiche per consentire i colloqui con i familiari e per mettere al proprio agio i figli in tenera età dei detenuti; assenza di wc nella sala di attesa adibita alla consegna dei documenti di riconoscimento dei familiari dei detenuti, in procinto di colloquio. Pasti freddi. Erogazione idrica, spesso interrotta, in particolare durante la stagione estiva, senza preavviso”.

Il detenuto, infine, auspica una presa di coscienza collettiva, in particolare di chi ha il potere di agire e conclude citando Voltaire: “Il grado di civiltà di un Paese si misura dallo stato delle sue carceri”.

Ph: immagine esemplificativa

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