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#Siamo a terra, ma ci rialzeremo. In Piazza Duomo il sit-in dei ristoratori siracusani

Siracusa- Il selciato di piazza Duomo a Siracusa, questa mattina, come è avvenuto in altre 23 piazze d’Italia, è stato trasformato in una tavola imbandita, con le flebili speranze dei titolari e dei dipendenti degli esercizi pubblici.

Ristoratori, baristi, operatori dell’intrattenimento, dal Nord al Sud della nazione, “messi a terra” dal lockdown della scorsa primavera ed oggi dalle restrizioni orarie contenute nell’ultimo Dpcm, hanno deciso di manifestare, aderendo al sit-in organizzato dalla Fipe, la Federeazione Italiana Pubblici Esercizi – Confcommercio.

Un momento di rivendicazione pubblica, pacifica, esemplare, intrisa di dignità, attraverso cui il comparto ha ribadito l’esigenza di dover lavorare, oltre le 18, in sicurezza, adottando tutte le misure anti-Covid 19, in modo da limitare al massimo il rischio di contagio.

Lunghe tovaglie bianche sono state stese sotto la scalinata della Cattedrale, quasi a simboleggiare da un lato la resa e dall’altro, invece, tele da dipingere insieme nel modo giusto.

Piatti vuoti, come le casse a fine giornata in assenza dei commensali. Posate disposte a croce, come se fosse stata decretata la “fine” di migliaia di attività. Occhi lucidi. Tanta disperazione condivisa. Sorrisi spenti nascosti dalle mascherine. Rabbia nutrita, a ragione, ma tenuta a bada con grande civiltà, neutralizzandola, con sacrificio, per farla diventare costruttiva, mentre la paura di un domani peggiore avvelena le giornate di troppe famiglie.

Nonostante gli abiti e l’umore “a lutto”, nell’aria, aleggiava , comunque, la voglia di rialzarsi. Quella voglia di ricominciare ripartendo, stavolta, con gli aiuti giusti. Infatti, i manifestanti, dopo aver cantato l’Inno di Mameli a mezzogiorno in punto, hanno chiesto allo Stato di non essere lasciati soli, di ricevere quel sostegno, che nella prima fase della pandemia è stato carente e giunto con troppo ritardo…Affinché possano anche durante questa emergenza tenere aperte le saracinesche dei loro locali, ma senza l’angoscia dei debiti da saldare, senza l’incubo dei dipendenti da licenziare o degli affitti da pagare.

Mascia Quadarella

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Giornalista