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4 anni senza Renzo Formosa, la mamma Lucia: “Non dimenticatelo”

Siracusa- Il 21 aprile di 4 anni fa moriva il quindicenne siracusano Renzo Formosa. Nonostante il tentativo dei sanitari di strapparlo alla morte e la sua estenuante lotta per rimanere aggrappato alla vita, il promettente studente dell’Istituto nautico aretuseo, che sognava di solcare i mari del mondo, indossando l’uniforme di capitano di lungo corso, non riuscì a farcela.

 Le ferite riportate nell’impatto, in via Cannizzo, tra lo scooter su cui viaggiava, diretto a casa al rientro da scuola, e l’auto guidata da Santo Salerno, riconosciuto poi, in giudizio, come responsabile di “omicidio stradale” e condannato a 4 anni di reclusione, cancellarono di botto progetti e speranze.

 Da 4 anni per i genitori è un calvario quotidiano, tracciato dalla perdita incolmabile di quel ragazzo dal sorriso contagioso, ma anche dal tonfo allo stomaco avvertito, senza soluzione di continuità, per quello che definiscono un alone di ingiustizia che avvolge  tanti  aspetti di quel tragico incidente.

Voce e cassa di risonanza di un dolore, che spesso si traduce in rabbia, è Lucia Di Franco, la mamma coraggio di Renzo, che non si è fermata un attimo da quel maledetto giorno in cui ha perso insieme al figlio, il bene più prezioso, anche la serenità, la normalità di una donna semplice, che viveva per la sua famiglia.

Lucia usa i social per gridare la sua sofferenza, per non far dimenticare il suo “bambino” che sognava di diventare un grande uomo.

“Sono 4 anni -dice Lucia- che nelle nostre vite è calata la notte perpetua. Il buio del lutto ce lo portiamo dentro, fino al midollo osseo. Se non ci siamo permessi di crollare è per l’amore che nutriamo per il nostro secondogenito. La storia di Renzo non deve essere dimenticata. Urlerò il suo nome ogni istante, perché non venga dimenticato. Ricordatelo sempre con me. E lo ricordino, in particolare, quanti si mettono alla guida con leggerezza…perché non auguro a nessuno di sprofondare nell’inferno in cui noi ci siamo ritrovati e dal quale non usciremo più. Ci hanno tolto l’ossigeno”.

Mascia Quadarella

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Giornalista