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Operazione Calderone, oltre al contrabbando contestate fatture false ed evasione

Augusta- Guai anche sul fronte tributario per i soggetti indagati nell’ambito dell’”operazione Calderone”. La specifica attività di polizia giudiziaria, nel mese di aprile scorso, aveva portato al sequestro di oltre 8 milioni di euro, di un deposito di oli minerali e di un ingente quantitativo di prodotto petrolifero, introdotto nel territorio dello Stato in contrabbando, cioè senza il pagamento delle accise dovute.
I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Augusta, sulla base degli elementi emersi nel corso delle indagini, previo specifico nulla osta dell’Autorità giudiziaria aretusea, hanno ora eseguito un’attenta e minuziosa attività di verifica nei confronti della società che gestiva il deposito, la Lubricarbo S.r.l., al fine di cristallizzare gli ulteriori profili di interesse in materia fiscale.
Le attività di polizia tributaria, corroborate dai numerosi approfondimenti esperiti anche mediante la consultazione delle banche dati in uso al Corpo, hanno consentito di appurare che la società – negli anni antecedenti alle indagini di polizia giudiziaria – era già dedita ad altre articolate forme di evasione, ai danni dello Stato, mediante il ricorso al sistema delle cc.dd. “frodi carosello”.
Oggetto dell’attenzione “trasversale” dei militari è stata l’ingente “commercializzazione” del prodotto, passata dalle scritture contabili della società negli anni 2015 e 2016. L’incremento vertiginoso del volume d’affari rispetto agli anni precedenti, in assenza di modifiche organizzative di rilievo, la contestuale assenza di strutture logistiche adeguate, la pericolosità fiscale dei soggetti clienti/fornitori e la presenza di dichiarazioni di intento prodotte da soggetti privi dei requisiti previsti per legge, hanno portato a ritenere che la Lubricarbo S.r.l. fosse parte di un più ampio disegno criminoso, finalizzato all’evasione delle imposte mediante l’utilizzo di società cc.dd. “cartiere” aventi il solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti.
L’uso dei falsi documenti fiscali ha consentito alla società, da un lato, di aumentare i propri costi in bilancio, comprimendo l’utile d’esercizio e, dall’altro, di abbattere gli oneri relativi all’IVA, di cui si facevano carico le società cartiere (“evasori totali”). L’articolato meccanismo rendeva così possibile la commercializzazione del prodotto a prezzi assolutamente vantaggiosi, alterando il mercato legale e compromettendo il principio di libera concorrenza.
A conclusione delle attività, sono state riscontrati costi indeducibili derivanti dall’utilizzo di F.O.I. (fatture per operazioni inesistenti) per complessivi € 68.729.354,04, elementi positivi di reddito non dichiarati per € 3.987.177,20, con illecito risparmio di IRES per complessivi € 19.857.494,90 e violazioni all’IVA per € 27.258.953,55. Il reale volume dell’attività sociale, per una base imponibile pari a € 72.716.531,24, è stato anche segnalato ai competenti Uffici per i riflessi ai fini IRAP. Giunti a contestazione amministrativa anche i fatti di contrabbando, frutto delle precedenti indagini di p.g., che hanno comportato evasione di accise dovute per € 8.679.648,00.
I responsabili del sistema criminoso sono stati deferiti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Siracusa per contrabbando e altri reati di natura penale – tributaria.
L’odierna attività della Guardia di Finanza, oltre a salvaguardare gli interessi erariali, consente agli operatori commerciali onesti di esercitare la propria attività senza subire la concorrenza sleale di imprenditori che, con mezzi illeciti, inquinano pesantemente il tessuto sociale sano del Paese.

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Giornalista