Siracusa – Area del Plemmirio invasa dai rifiuti che formano, nei terreni non delimitati, discariche a cielo aperto di materiale di ogni tipo. Approfittando del maltempo invernale, nonché dell’amplificazione dell’isolamento che fisiologicamente colpisce le contrade marine del capoluogo aretuseo durante la stagione fredda, arriverebbero a detta dei residenti persino coi furgoni a scaricare rifiuti ingombranti, scarti di potatura o di lavorazioni edili e da qualche giorno anche “macabri” manichini scenografici, versione bambino, dalle teste mozzate. Quest’ultimo rinvenimento, che i più ottimisti potrebbero leggere come un esperimento artistico, sicuramente mal riuscito, è stato immortalato dalla presidente dell’associazione Plemmyrion, Tatiana Gambarro, alla quale, suggellandolo con lo scatto “pittoresco”, quanto desolante, è scappato un post su facebook in cui scrive “siamo alla frutta”. Gli ingredienti della macedonia per il degrado completo ci sono, d’altronde, tutti e nelle aree balneari residenziali, ormai, gli stessi abitanti hanno redatto la mappatura completa delle zone adibite a conferimento abusivo. Nell’area del Plemmirio i siti deturpati e contaminati sarebbero gli angoli delle vie Vittime dell’Amianto, Manganese, Corindone e del Berillio, che incrociano via Mallia, e ancora sulla via Isola la traversa sant’Agostino e sulla via Carrozzieri la contrada Isola. Su queste arterie, che conducono a ville e villette e piccoli complessi condominiali, gli scenari che si aprono sono caratterizzati da cumuli di immondizia. In alcuni siti c’è persino depositato l’arredamento completo di tutti gli elettrodomestici, ” Abbiamo- spiega Tatiana Gambarro- più volte chiesto di arginare il fenomeno attraverso la presenza repressiva delle telecamere di sorveglianza, da posizionare in entrata e uscita della Penisola Maddalena, in modo da verificare il traffico e individuare eventuali mezzi che trasportano rifiuti”. ” Altra iniziativa- spiega – che il Comune dovrebbe intraprendere è quella di invitare i proprietari di terreni abbandonati, incolti, a recintarli in modo da limitare gli spazi di abbandono”.
Mascia Quadarella