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Festa di comunità per i 25 anni di sacerdozio di Padre Marco Tarascio

Siracusa- C’era la folla dei grandi eventi, l’atmosfera delle ricorrenze familiari importanti, l’affetto di una comunità grata, ieri, nella parrocchia di San Metodio a Siracusa, per la celebrazione del venticinquesimo anniversario dell’Ordinazione sacerdotale di Padre Marco Tarascio, instancabile pastore di periferia e lungimirante direttore della Caritas diocesana di Siracusa.

Si è fatto le ossa come cappellano in una casa di reclusione, da giovane, padre Marco e dopo aver retto la chiesa dell’Immacolata in Ortigia fu assegnato a quella parrocchia dall’architettura moderna, sorta da un vagone dismesso, in una zona “difficile”, dove lui, pur essendo accanto alla sede dei servizi sociali, ha messo su un piccolo quartiere generale del welfare dei “fatti”, dispensando sostegno a 360° a quanti bussando alla sua porta hanno trovato ristoro e ricovero.

Il suo darsi agli altri senza filtri, condendo con ironia anche i discorsi più seri, è servito anche ieri, per edulcorare la conferma di una diagnosi di malattia che lo riguarda personalmente.  Una prova dura, difficile, di cui non ha voluto fare mistero, e che sta affrontando con lo spirito sereno che solo una grande fede può garantire.

 Una serenità che vuole essere speranza per chi sta affrontando il suo stesso percorso di incertezze terrene e nei confronti dei quali non ha fatto mancare una parola di conforto.

Toccanti gli attestati di stima e amicizia dei suoi diaconi, dei fedeli, della sua ex insegnante e il ricordo di quei genitori, da lui tanto amati, assieme alla zia suora in odor di santità, che lo hanno indirizzato verso quello che oggi è nel presente, insegnandogli la dignità della povertà e trasmettendogli il dono del credo incondizionato e la voglia di spendersi per gli altri.

“Grazie a tutti voi- in totale e singolarmente presi- ha detto a fine messa Padre Marco – se volete vi faccio l’elenco di quelli che sono qui e di quelli che sono già andati via- quasi a rimarcare il legame speciale che instaura con ciascuno dei suoi parrocchiani-. Siccome è molto difficile che io diventi vescovo- scherza per smorzare la commozione- mi dovrete sopportare per i prossimi 30 anni”… e l’applauso è scattato lungo e spontaneo, così come gli abbracci con chi ha voluto condividere questo suo traguardo”.

Mascia Quadarella

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Giornalista