
Siracusa – Le premesse per riflettere ridendo sui mali universali che contaminano la politica delle civiltà di tutti i tempi ( corruzione, vessazioni, guerre) ci sono tutte nella commedia “Le rane” che, per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, debutterà il prossimo 29 giugno al Teatro greco di Siracusa, nell’ambito del 53°ciclo di rappresentazioni classiche dell’Inda.
Indiscusso il contributo di ogni singolo operatore che muove questa grande macchina da spettacolo: attori, SeiOttavi, fonici, sarte, amministratori, ma a stimolare la curiosità degli spettatori è sicuramente la presenza, annunciata da mesi, dei due protagonisti assoluti di questa stagione, osannati ancora prima di andare in scena: Salvo Ficarra e Valentino Picone, nei panni di Dioniso e Xantia.
I due comici siciliani, nel rispetto delle “scritture”, interpreteranno questa commedia, innescando quei “meccanismi” della risata, che loro oliano naturalmente, di cui Aristofane, abile sperimentatore, si serviva per affrontare con leggerezza temi scottanti, pesanti, lasciando oltre i confini materiali del teatro un’impronta di “saggezza super partes”, quell’ intelligentia fatta di ironia utile al riscatto dei singoli e delle masse.
La comicità diventa il pane, dunque, con cui “alimentare” e quindi “risvegliare” i popoli stanchi, affamati, spenti: è alchimia comunicativa, giocata sull’interazione vivace, sentita, con il pubblico.
Ai grandi poeti il compito di salvare i messaggi veicolati dall’arte, sotto qualsiasi forma essa si manifesti (nel caso specifico la tragedia). Affinché non subiscano il logorio del tempo o siano confinati nel dimenticatoio dei posteri. Rimangano, dunque, “insegnamenti” perpetui e “smaglianti” come il sorriso, corroborante per corpo e spirito, che si vuole stimolare in chi ne è destinatario: l’umanità.
Questa mattina, durante la conferenza stampa di presentazione dello spettacolo, alla quale ha preso parte la squadra al completo, si respirava già un’atmosfera intrisa di energia positiva, quella sprigionata dall’umorismo “candido”, “familiare” di Ficarra e Picone, ma anche dalla encomiabile voglia di fare e farlo bene di tutti, in un gioco d’insieme che difficilmente si riesce a mettere in campo negli ambienti teatrali.
L’entusiasmo del regista, il suo studio attento dell’opera, la sua chiave interpretativa. rispettosa ma originale in alcuni espedienti – come quelle grandi marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì- erano sotto gli occhi dei suoi interlocutori. Corsetti viene “additato” dai suoi collaboratori come un “simpatico stacanovista”, uno che non fa sentire la sua assenza alle prove, che ha coinvolto gli allievi dell’Accademia, e che ha pure ad alcuni di loro offerto la possibilità di acquisire nuove competenze, come quelle relative alla conduzione delle marionette. Personaggi questi ultimi, senza anima, che però sono in grado di raccontare, anche solo con la loro imponente presenza scenica: particolarmente amati dal regista riserveranno belle sorprese. .
Alla conferenza ha preso parte anche il presidente dell’Associazione Amici dell’Inda Pucci Piccione, che ha rivolto un ringraziamento ai due attori protagonisti, per aver scelto la città, la loro terra, ancora una volta, preferendola ad altre, dimostrandole un grande amore.
Il commissario dell’Inda Pinelli, invece, si è soffermato a parlare di numeri e di bilanci, mostrando grande orgoglio per quei segni positivi che lo caratterizzano: “ I numeri possono essere ostici- ma rappresentano un linguaggio chiaro e inequivocabile: abbiamo più utili, meno debiti, meno uscite, meno sofferenze. Far quadrare le cifre non ha significato sacrificare la qualità della nostra attività , programmazione, anzi facciamo più spettacoli, più trasferte e riusciamo a ingaggiare artisti importanti”. Il commissario poi ha parlato anche dei passi in avanti compiuti dal nuovo statuto della Fondazione, a maggio sarebbe stata completata l’istruttoria da parte del Mibact, il Ministero dei beni culturali , che avrebbe chiesto alcune ulteriori modifiche, immediatamente apportate. Pinelli ha poi usato una lunga metafora mutuata dal mondo della navigazione per sintetizzare l’azione di ammodernamento della Fondazione. “ Ad una nave che ha solcato tanti mari- ha detto- stiamo mettendo vele nuove, la stiamo equipaggiando di nuove attrezzature, affinché possa continuare a navigare meglio nei prossimi anni”.
Mascia Quadarella